A Cagliari come in tante altre città italiane, dal medioevo al secolo XVIII si usava seppellire i morti all’interno delle città. Questo metodo va in crisi nel XIX secolo, soprattutto per le nuove norme igienico sanitarie che imponevano di seppellire i morti al di fuori del centro abitato. A ciò si arrivò soprattutto per via delle epidemie che andavano a riempire velocemente ed esageratamente sia le zone consacrate, equindi usate per il diritto di sepoltura, sia le fosse comuni, altre aree dove si seppellivano le persone del popolo, La nascita del cimitero di Bonaria è dovuta proprio ad un caso di epidemia di tifo e colera che colpì Cagliari nel 1816. Nel 1804 era stato emanato, da Napoleone Bonaparte, l’editto di Saint- Cloud che stabiliva appunto di seppellire i morti fuori le mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, con tanti alberi e circondati da mura alte dieci metri. In Sardegna non aveva valore ma si decise di adottarlo perché dava la soluzione anche al problema cagliaritano. Si scelse di recuperare un luogo non nuovo all’uso sepolcrale, in tempi molto più antichi.
La prima sepoltura nel nuovo cimitero cittadino risale al gennaio 1829. Il cimitero monumentale racconta la storia di Cagliari e della Sardegna durante un secolo di profonde trasformazioni storiche e sociali. Ma il cimitero di Bonaria è anche un luogo dove studiare l’evolversi dell’arte scultorea funeraria ottocentesca e della prima metà del Novecento: qui hanno lavorato artisti di fama nazionale come il celebre Sartorio, conosciuto come il Michelangelo dei morti, ma anche Ambrogio Celi, Agostino Allegro, il nostro Francesco Ciusa che con il suo “angelo silente” sembra segnare una nuova epoca, ben più moderno e conciso nelle linee, ma non per questo meno romantico o malinconico dei suoi predecessori.
Le concessioni di sepoltura si interruppero nel 1968, nel 2011 il Mibac lo ha dichiarato cimitero monumentale, ad oggi è frequentatissimo da tante persone che vogliono riscoprire la storia della propria città, che cercano di ricostruire il proprio albero genealogico, o che semplicemente vogliono ammirarne la bellezza e la pace.

Testo della collega Jessica Casciu